ASSOCIAZIONE NAZIONALE CARRISTI D’ITALIA
LE UNITA’
3° RGT. FANTERIA CARRISTA
Il
3°
Reggimento Fanteria Carristi, fu costituito il 15 settembre
1936, nella sede di Bologna nella
caserma “Mazzoni”. Il suo primo
comandante fu il Colonnello Valentino BABINI (O.M.I.
e M.A.V.M.). Il Reggimento era l’erede diretto del Reggimento “Carri armati”
essendosi formato “per trasformazione” del Reggimento “capostipite”.
La
sua conformazione organica iniziale comprendeva il:
-
VI
battaglione carri d’assalto “Lollini” (del Corpo d’Armata di Bologna),
con sede a Treviso;
-
VII
battaglione carri d’assalto “Vezzani” (del Corpo d’Armata di Firenze),
con sede a Firenze;
-
I battaglione carri di rottura [ex V
battaglione carri leggeri (sempre con Fiat
3000, prima denominati “leggeri” ed in seguito ribattezzati “di rottura”)]
dislocato a Bologna;
-
compagnia
meccanizzata, con sede a Zara
(su carri L 3/35), costituita nel 1936, al comando del Capitano Ferdinando
D’AVENIA (M.B.V.M.) al quale poi succedette, nel marzo
1937, il Tenente
Goffredo FIORE (M.A.V.M.), valoroso combattente in
Africa Orientale, che inviato in seguito in Albania con il 31° Reggimento carristi, sarà avvicendato dal Capitano STURACE.
Il
3° Reggimento carristi fu responsabile amministrativo e logistico di tutti i
reparti della specialità carri d’assalto inviati nelle colonie dal preesistente
Reggimento Carri Armati.
Nel
1936 il 3° assunse nei ranghi il XXI, XXIII, XXXII battaglione carri d’assalto
rimpatriati dalla Cirenaica, il XXIII ed il XXXII furono in seguito ceduti al
33° carristi all’atto della sua costituzione.
Negli
anni precedenti alla II Guerra Mondiale, molte furono le variazioni organiche
subite dal 3° Reggimento Carristi che
cedette al neocostituito 31° Reggimento il I
battaglione carri di rottura (destinato a divenire, dopo un ulteriore
passaggio al 32°, il I battaglione carri
M 11/39) ed il VII battaglione carri
M. Inviò il XXI in Cirenaica e cedette il XXXII battaglione carri d’assalto al 33° Reggimento carristi di Parma.
Nel
1939 assunse nei ranghi il V battaglione
carri d’assalto “Venezian”di Trieste, che poi cedette al 31°, ed il XI battaglione carri d’assalto “Gregorutti” di Udine entrambi già appartenuti al 2° Reggimento Carristi. Inoltre, venne formata la “compagnia carri speciale per l’Egeo”, al
comando del Capitano
Fabio FABI (C.G.V.M.), che prese parte, tra
l’altro, alle operazioni per l’occupazione dell’Isola di Creta nel maggio 1941 e fu poi inglobata nel CCCXII battaglione carri misto (derivato direttamente dal II battaglione
carri di rottura già II battaglione carri armati del Reggimento Capostipite)
approntato dal 4° Reggimento Carristi
per l’Egeo.
Il
3° Reggimento contribuì notevolmente anche alla costituzione delle unità
carriste inviate in Spagna; non soltanto con il suo Comandante, Colonnello
Babini, che il 16 ottobre 1937 lasciò il reggimento per guidare in guerra i
Carristi, ma naturalmente anche con macchine e personale.
Al Colonnello Babini succedette il Colonnello G.M. Scalabrino che restò in carica
sino al 1° novembre 1939 rilevato dal Colonnello Antonio Pedoni (O.M.I.) cui subentrò,
il 1° settembre 1941 il Colonnello Alvise Brunetti (M.A.V.M.) poi sostituito il 1° settembre
1942 dal Colonnello Andrea Rispoli
(M.B.V.M.) che rimase al comando del 3° Reggimento Carristi sino al suo scioglimento.
Tra
tutti, il 3° Reggimento fu quello che assorbì il maggior carico delle funzioni
addestrative della specialità. Esso inquadrò un battaglione scuola nel quale si
formarono spiritualmente e tecnicamente migliaia di Carristi di ogni categoria.
Alle dipendenze del 3° vi furono anche tre battaglioni allievi (Ufficiali,
Sottufficiali e Carristi).
Dal
1940, già reggimento “portante” della
specialità, il 3° intensificò ulteriormente le attività di preparazione del
personale carrista e degli specializzati di ogni grado. In questo lavoro, che
fu incessante e tenace, agli insegnamenti tecnici si univa il lievito
spirituale. Il 3° Carristi fu davvero una fucina, un crogiolo “incandescente” di entusiasmi limpidi e
vivaci dove tutti, dal Comandante di Reggimento al più modesto istruttore,
furono artieri di un’opera ciclopica i cui frutti più che nei campi di
addestramento di Bologna, Porretta,
Riolo Vergato, Asiago, della Futa,
si videro copiosi sui campi di battaglia, nelle messi di tutti gli altri
reggimenti Carristi, perchè non vi fu Carrista che non fosse transitato dal 3°
Reggimento per frequentarne i corsi. I frutti seminati dal 3° Reggimento furono
raccolti sino al dopoguerra poiché gli Ufficiali artefici della rinascita
spirituale e materiale della Specialità furono tutti allievi del 3°, primo fra
tutti il Generale carrista Guido BOSCHETTI (Nota 1), tenace e capace riorganizzatore
delle Truppe Corazzate nel
dopoguerra.
Ma
l’opera del reggimento, cui toccò l’eredità di sostenere il peso principale
dell’approntamento delle unità e degli uomini della nostra specialità, non si
limitò alla formazione, ma si estese alla sperimentazione dei materiali,
all’invenzione di nuovi dispositivi, all’elaborazioni di modifiche tecniche per
rimediare agli inconvenienti segnalati dalle unità impegnate sui campi di
battaglia. Presso il 3° si congegnarono molte modifiche come un dispositivo per il pilotaggio a distanza del
carro L 3, al 3° furono svolti i
collaudi di tutti i carri in dotazione al nostro esercito (L 6/40, M 11/39, M 13/40).
Animatore
di tutte queste attività fu il Maggiore Paolo RICCARDI, ufficiale
carrista che alla competenza tecnica univa un entusiasmo ed una tenacia
proverbiali.
Allo Stendardo del 3° carristi furono concesse due M.B.V.M., per i meriti
di guerra del V e IX battaglione carri L, rispettivamente
con le seguenti motivazioni:
«Dopo aver
per lunghi mesi dato valorosamente valido contributo di azione e di sangue sul fronte
della cinta di una piazzaforte assediata, ridotto nei mezzi e negli uomini
interveniva con slancio e coraggio inalterabili nella battaglia della
Marmarica. Posto di fronte a forze di fanteria e corazzate preponderanti le
aggrediva arrestandone l’impeto e volgendo in fuga truppe appiedate. Impiegato
di nuovo in azione dimostrativa in località lontane dalle linee, si impegnava
di iniziativa e con grande coraggio contro capisaldi nemici annientandoli,
catturando prigionieri e causando al nemico gravi perdite in morti e feriti. In
successivo fatto d’arme con pochi carri ancora validi confermava queste doti
d’abnegazione e coraggio, dando esempio di profondo senso del dovere e di
valore carrista non comune. Cinta di Tobruk,
23 novembre - 5 dicembre 1941».
«Durante un tormentato
periodo di operazioni, lanciato contro il nemico preponderante in forze e in
mezzi, sempre isolato, sostenuto da fede incrollabile ed elevatissimo spirito
di sacrificio, si opponeva all’offensiva nemica da Bardia ad Agedabia
affrontando in ogni scontro la sicura distruzione e considerando chiusa la
lotta allorché l’ultimo carro veniva incendiato. Quando tutto crollava, gli
intrepidi Carristi seppero superare la sfortuna, immolandosi per il dovere e
l’onore. Egitto - Marmarica (Africa Settentrionale) - dicembre 1940 - 5 gennaio
1941».
Il V battaglione operò anche in A.S. alle
dipendenze della Divisione di Fanteria “PAVIA”.
Il Reggimento fu ricostituito nel 1963, ma poi
fu definitivamente sciolto nel 1976 a
seguito della ristrutturazione dell’Esercito.
Nota:
(1)
Con
il grado di Tenente Colonnello fu il leggendario Comandante del I battaglione del X
Reggimento Arditi, costituito il 1° agosto 1942 e posto alle dirette
dipendenze dello Stato Maggiore del Regio Esercito. Il battaglione,
originariamente ordinato su tre compagnie (la 101^ “paracadutisti”, la
102^ “nuotatori” e la 103^
“camionettisti”) effettuò audaci operazioni speciali in Nord Africa partendo
dalle basi della Sardegna dal gennaio al maggio 1943. Sciolto il X reggimento
dopo l’8 settembre, il battaglione, assunse la denominazione di IX Reparto d’Assalto, e dal 20 marzo del
1944 fece parte del 1° Raggruppamento
Motorizzato in via di trasformazione in Corpo
Italiano di Liberazione. Dal 27 giugno inquadrò anche lo Squadrone
Volontari “Guide”. Assegnato alla II
Brigata del Corpo Italiano di Liberazione, divenne il III battaglione del 68° Reggimento fanteria “Legnano”, ma mantenne sempre le proprie
insegne. Sciolto nel settembre 1945, le sue tradizioni sono oggi tramandate dal
9° Reggimento
d’assalto paracadutisti “Col Moschin”.