IL DOPOGUERRA

La seconda Ricostituzione del 32° Reggimento carri

Il 1 marzo 1964 viene ufficialmente ricostituito, in seno alla Divisione Corazzata Ariete, il 32° reggimento carri. Ad esso vengono assegnati il III ed il V battaglione carri, nati rispettivamente per trasformazione del CI battaglione carri di Verona, ed il I gruppo squadroni del Reggimento di cavalleria Lancieri di Novara (5°) già di stanza nel territorio del comune di Spilimbergo.

Al momento della sua ricostituzione, non ancora disponibile l’attuale sede, il reggimento era così dislocato:

-        Comando di Reggimento e compagnia Comando a Pordenone;

-        III battaglione carri a Verona (caserma “Martini”);

-        V battaglione carri a Tauriano (compagnie carri e comando di battaglione presso la caserma “2 novembre”) e Istrago (compagnia comando presso la caserma “Zamparo”);

In data 20 ottobre 1964 al reggimento fu assegnato anche il XXIII battaglione bersaglieri, inizialmente stanziato a Pordenone.

Il 32° Reggimento carri condivide con il 132° e 31° reggimento carri, unici tra i reggimenti dell’Arma di Cavalleria, il privilegio di aver avuto nei suoi ranghi un battaglione bersaglieri.

Il 1° gennaio 1966, il Comando del reggimento, la compagnia comando reggimentale ed il XXIII battaglione bersaglieri sono trasferiti a Cordenons nella nuova caserma “De Carli”.

Nel giugno 1968, tutto il reggimento si trasferisce nell’attuale sede: la caserma “Forgiarini” di Tauriano si Spilimbergo.

La Caserma Arduino Forgiarini

La caserma di Tauriano è l’unica sede dell’Esercito intitolata ad un eroe della Marina Militare. Fu consegnata all’amministrazione militare nel 1964 e definitivamente completata nel 1968.

Sottesero alla individuazione del sito di Tauriano criteri che rispecchiavano gli orientamenti dell'Esercito maturati alla fine de­gli anni '50. Era infatti quello il periodo in cui la Forza Armata affrontò il problema della costru­zione di nuove infrastrutture tenendo presenti i concetti di modernità e funziona­lità.

Il sedime sul quale venne edi­ficata la caserma, posto alla con­fluenza dei fiumi Cellina e Meduna ottimizza­va l'afflusso ed il deflusso rapido dei mezzi corazzati verso le aree d'esercitazione. In tal guisa veni­vano conseguiti i due importanti obiettivi della conduzione in eco­nomia delle attività addestrative e del decongestionamento delle vie di comunicazione ordinaria, dato che per rag­giungere il Cellina-Meduna dalla “Forgiarini” era stata predisposta una pista sterrata riservata ai cingolati, parallela alla strada asfaltata per Basaldella.

Non costituiva invece problema al­cuno il trasferimento dei corazzati per ferrovia, visto che il vicino scalo della città di Spilimber­go, posto sulla linea Casarsa - Pinzano (rima­sta in esercizio fino alla metà degli anni '80), era adeguato allo svolgimento delle operazioni di carico e scarico sui pianali ferroviari.

Naturalmente, alla scelta di Tauriano, unitamente alle ragioni di ordine pratico sopra esposte, ne sottesero anche altre di ordine operativo legate alla disposizione delle difese approntate lungo la frontiera orientale che, proprio in quel periodo, venivano in parte riviste e bilanciate.

Le unità di fanteria, allora schierate sulla prima linea rappresentata dal Carso triestino, soggette al pericolo di “insaccamento” qualora l’avversario avesse attaccato dalla Slovenia recidendo il confine nei pressi della città di Gorizia, venivano schierate più a Nord (nel Goriziano), mentre il loro posto sulle alture alle spalle della città giuliana fu preso dalla Brigata di cavalleria “Pozzuolo del Friuli”, unità interamente meccanizzata, che assunse il compito di presa di contatto e logoramento dell’avversario.

Era inoltre prevista una linea difensiva naturale sul fiume Tagliamento, luogo ove, in posizione arretrata, avrebbero operato le cosiddette forze di riserva, destinate a sferrare il contrattacco.

Fra di esse figurava anche la Divisione corazzata ARIETE, unità di punta dell’Esercito, ricostituita a partire dal 1949, avente sede nella città di Pordenone, che inquadrava, oltre al neo ricostituito 32° Reggimento carri, il 132° reggimento carri, il 132° Artiglieria corazzata e l’8° Bersaglieri.

Nel mese di Giugno deI 1968, a lavori ultimati, tutti i reparti inquadrati nel 32° carri, vennero trasferiti in modo definitivo nella caserma “Forgiarini”, che nell’occasione ricevette la visita del Presidente della Repubblica Giuseppe SARAGAT, come tuttora ricorda una lapide apposta in prossimità dell’ingresso principale della caserma.

Il 1968 fu anche l’anno dell’ingresso in linea degli M60, carri propulsi da un motore diesel ed armati da una bocca da fuoco da 105 mm, che consentirono alle nostre truppe corazzate di compiere un significativo salto di qualità.

Gli stessi carri comportarono però anche dei problemi a causa della loro ragguardevole mole. La prima aliquota di M60 raggiunse Tauriano proveniente dalla caserma “D’Avanzo” in località Aurelia presso Civitavecchia, dove i carri venivano impiegati fin dal 1965.

Dopo aver provveduto allo smontaggio dei cingoli e del gruppo di riduzione finale, operazioni necessarie per ridurre la carreggiata eccessivamente ingombrante in ferrovia, i carri vennero caricati sui pianali ferroviari per raggiungere il Friuli.

Il rischieramento degli M60 si rese necessario per due ragioni: la necessità di potenziare il dispositivo militare nord orientale con materiali adeguati alla minaccia e per ovviare al problema del loro difficile rischieramento, che, causa la loro mole eccessiva, limitava la mobilità strategica dei reparti che li avevano originariamente in dotazione.

Con questa ridistribuzione dei carri M 60, l’Ariete standardizzò definitivamente la sua linea carri su questo tipo di carro.

Terzo scioglimento del 32° carri

Il 30 Novembre del 1975, nel quadro del processo di ristrutturazione dell’Esercito mirante allo snellimento ed alla razionalizzazione delle unità corazzate e meccanizzate, veniva eliminato il livello reggimentale e di conseguenza il 32° Reggimento carri, all’epoca comandato dal Colonnello Antonio OLIVA, veniva sciolto dando origine, con il suo comando ed i suoi battaglioni, alla 32^ Brigata corazzata “MAMELI”. Tale unità era composta dal 3° battaglione carri “M.O. Galas” (contemporaneamente all’abolizione del livello ordinativo reggimentale, la numerazione dei battaglioni iniziò ad essere effettuata utilizzando cifre arabe anziché romane. A ciascun battaglione carri fu inoltre attribuito il nome in onore di un carrista decorato di Medaglia d’Oro al V.M. alla memoria) che, essendo il più antico, ereditava lo Stendardo e le tradizioni del 32° carri; dal 5° Battaglione carri “M.O. Chiamenti” e dal 23° battaglione bersaglieri “Castel di Borgo”. Ovvero dagli stessi battaglioni che costituivano il disciolto 32° e che ora assurgevano al rango di Corpi.

Il 12° gruppo artiglieria campale semovente “Capua” e tutti gli altri supporti di brigata venivano stanziati nella Caserma “De Gasperi” a Vacile di Spilimbergo (PN).

La 32^ Brigata Corazzata, assieme alla 132^ Brigata corazzata “Manin” con sede ad Aviano (PN) ed alla 8^ Brigata meccanizzata “Garibaldi” con sede a Pordenone, veniva inquadrata nella Divisione Corazzata Ariete.

Il sisma deI 1976

L’anno successivo alla ristrutturazione i reparti di Tauriano vennero direttamente coinvolti nel la tragedia del terremoto. La sera del 6 Maggio 1976 un violento sisma sconvolse il Friuli facendo tremare anche la “Forgiarini” che però, a differenza di molti altri edifici della piccola frazione, resistette alle scosse che non provocarono vittime fra i militari.

Il primo comandante della brigata, Generale di Brigata Gaetano PELLEGRINO, dal suo alloggio di Spilimbergo si recò immediatamente nella locale caserma dei Vigili del Fuoco, per coordinare i soccorsi che sarebbero stati di lì a poco prestati impegnando da subito tutti i reparti della Mameli.

Nei giorni successivi alla catastrofe le aree d’intervento vennero individuate in San Francesco, Vito d’Asio, Clauzetto e Castelnuovo del Friuli, comuni disastrati posti sulla fascia pedemontana delle Prealpi carniche.

Per avere contribuito in maniera determinante ad alleviare i disagi ed a restituire la fiducia alle popolazioni colpite dal sisma, sia la 32^ brigata che i battaglioni che la componevano ricevettero ricompense civili e militari.

In particolare, la Medaglia d’Argento al Valor dell’Esercito meritata dal 3° battaglione carri “M.O. Galas” che fregia ora lo Stendardo del 32° Reggimento carri:

Direttamente coinvolto nel grave terremoto che colpiva il Friuli, interveniva tempestivamente in soccorso delle popolazioni colpite con tutte le risorse di uomini e di materiali. n condizioni di estrema difficoltà ed a rischio della propria incolumità per il perdurare delle scosse e dei crolli, si prodigava in un generoso slancio di fraterna solidarietà nel soccorso dei feriti e dei sepolti dalle macerie, contribuendo a ridurre i danni provocati dalla sciagura ed a infondere sicurezza e fiducia ai sinistrati. L’opera svolta ha riscosso il plauso delle Autorità e la gratitudine della popolazione soccorsa e sollevata dalle immediate sofferenze” (Friuli, 6 maggio 1976 – 15 marzo 1977).

La ricerca della mobilità

Un altro avvenimento che contraddistinse quel periodo fu l’esercitazione “MURGE ‘84”. Si trattava di un’attività tesa allo sviluppo di temi addestrativi all’epoca davvero inconsueti, consistenti principalmente nel trasferimento dell’intera brigata dalle sue sedi stanziali in Friuli ai poligoni pugliesi (distanti ca. 900 km) utilizzando le vie ordinaria, ferroviaria e marittima.

Lo scopo era verificare le capacità di mobilità della brigata corazzata verso il Sud del Paese nell’eventualità di una emergenza. Attraverso questa esercitazione si voleva inoltre verificare il livello addestrativo dei reparti su terreni diversi dal Cellina-Meduna e dalla pianura friulana in generale, mediante manovre a partiti contrapposti. In sostanza si tentava di superare la cristallizzazione conseguente all’addestramento schematico svolto in modo diuturno nello stesso luogo.

Un terzo tema dell’esercitazione “MURGE ‘84” fu quello del trasporto per via ordinaria di una compagnia carri attraverso l’impiego di ATC 81 dall’area di Torre Disperata in Puglia fino a Spilimbergo con tutti gli equipaggi al seguito.

Un periodo di transizione

Ad undici anni esatti dalla precedente ristrut­turazione dell’Esercito, nell’ottobre del 1986, in seguito al riordinamen­to del 5° Corpo d’Arma­ta venne soppresso il livello di comando divi­sionale. In conseguen­za di questo fatto la 132° Brigata Corazza­ta Manin ereditò il nome della Divisione Ariete. La Mameli conservò il suo organico cui aggiunse, per qualche tempo, il 19° gruppo squadroni Cavalleggeri “Guide”.

L’avvenimen­to rappresentò il preludio di una serie di scio­glimenti e trasferimenti dei reparti che caratte­rizzò il periodo a cavallo della cessazione della guerra Fredda e che conobbe il suo apice il 10 Aprile 1991 allorché fu decretato lo scioglimento della 32^ Brigata Corazzata “Mameli”.

I reparti in essa inquadrati passarono quindi alle dipendenze della 132^ Brigata Corazzata Ariete.

Nell’Agosto del 1992 il pro­cesso di ristrutturazione venne completato con lo scioglimento del 5° battaglione carri “M.O. Chiamenti”, ed il trasferimento in Sicilia del 23° battaglione bersaglieri “Castel di Borgo” poi trasferitosi a Trapani e divenuto 12° Reggimento bersaglieri .

La Terza ricostituzione del 32° Reggimento carri

Fra le mura della “Forgiarini” re­stava unicamente il 3° battaglione carri “M.O. Galas” unità che, il 26 agosto 1992, a seguito della reintroduzione del livello reggimentale, ridava vita al 32° Reggimento Carri, sempre inserito nei ranghi della 132^ Brigata Corazzata Ariete. Il Reggimento risultava costituito da:

-        Compagnia Comando e Supporti Logistici “Balbia”;

-        3° Battaglione carri “M.O. Galas” su 5 compagnie carri M 60, due delle quali (la 4^ cp. cr. “Tobruk” e  la 5^ cp. cr. “Ghemines”) ereditate dal disciolto 5° battaglione carri “M.O. Chiamenti”.

Il ritorno in terra d’Africa

Gli impegni delle Forze Armate in Somalia nel Dicembre del 1992 implicarono un ritorno dei carristi italiani sul suolo africano, il primo a di­stanza di 50 anni dalla fine della seconda Guer­ra Mondiale.

Dal dicembre 1992 al marzo 1994, una compagnia carri M60 dell’Ariete prese parte alla missione multinazionale IBIS in Somalia schie­randosi inizialmente nell’area dell’aeroporto di Mogadiscio in supporto al 186° Reggimento paracadutisti.

In Somalia, i reparti carri hanno svolto innumerevoli attività a favore del contingente nazionale e delle unità di altri paesi. Cinturazioni, pattugliamenti, check point, sicurezza ai convogli, guardia all’Ambasciata Italiana, attività umanitarie di vario tipo in favore della popolazione somala.

Nel Luglio successivo, in segui­to al combattimento avvenuto il 2 luglio 1993 presso il check-point “Pasta, risolto grazie al determinato intervento dei carristi dell’Ariete, la compa­gnia venne spostata nella zona di Balad, 29 km a nord di Mogadiscio.

Il carro M 60 si dimostrò un ottimo deterrente nei confronti dei Somali più facinorosi ed infatti fu utilmente impiegato a scopi dissuasivi, soprattutto nella fase di mas­sima tensione coincidente con il periodo con­clusivo della missione di pace.

In quella fase si intensificarono in numero ed in pericolosità le turbolente manifestazioni inscenate dalle fazioni somale, culminanti il più delle volte in fitte sassaiole dirette contro i militari italiani.

La Somalia evidenziò tutti i limiti degli M60 in forza all'Esercito Italiano ormai da un quarto di secolo e bisognosi di un aggiornamento tecnologico radicale. L'assegnazione di alcuni M60 dotati di corazze reattive ceduti in prestito dalla Guardia Nazionale statunitense, assicurò un margine di sicurezza più elevato agli equipaggi italiani impegnati nelle operazioni.

Per il comportamento tenuto dai reparti del 32° Reggimento carri alternatisi in Somalia, allo Stendardo è stata conferita la Medaglia di Bronzo al Valor dell’Esercito con la seguente motivazione:

Il 32° Reggimento carri ha partecipato con proprie forze, inquadrate nel contingente italiano impegnato in Somalia, alle operazioni di soccorso e protezione alla popolazione martoriata dalla guerra civile. Per circa 15 mesi, operando diuturnamente, in oggettive difficoltà ambientali ed in condizioni di particolare sensibilità operativa, le sue unità hanno sempre evidenziato elevate capacità professionali ed altissimo senso del dovere e dimostrato, in ogni circostanza, la capacità di discriminare le loro reazioni, evitando così l’inutile spargimento di sangue. con propri mezzi le unità hanno garantito una eccezionale cornice di sicurezza e fronteggiato molteplici emergenze diventando così punto di sicuro riferimento per tutte le forze del Contingente. Chiaro esempio di grande perizia ed estremo valore che ha concorso ad elevare e nobilitare il prestigio dell’Esercito Italiano sia in Patria sia all’Estero.” (Somalia, 29 dicembre 1992 – 15 marzo 1994).

All'inizio del 1995 tutti gli M60 in linea vennero ritirati dal servizio ed avviati alla demolizione negli stabilimenti di Bologna e Nola. Il reggimento ne conserva uno come patrimonio storico.

I loro sostituti furono i Leopard 1 provenienti dai vari battaglioni carri e gruppi squadroni di cavalleria disciolti.

Ulteriori benemerenze

Nell’autunno del 1994, aliquote del 32° Reggimento concorrono alle operazioni di soccorso in favore delle popolazioni del Piemonte colpite da una drammatica alluvione, intervenendo nella zona di Alessandria. Nonostante la lontananza, le aliquote del Reggimento hanno raggiunto la zona d’intervento entro 24 ore dall’allertamento. L’impiego aveva termine dopo circa un mese.

Per il lodevole comportamento tenuto in quella circostanza dai carristi del 32°, il 1° ottobre 1999, in occasione delle celebrazioni dell’Anniversario della costituzione della Specialità, viene conferita allo Stendardo la Medaglia di Bronzo al Valore della Croce Rossa Italiana con la seguente motivazione:

In segno di viva e tangibile riconoscenza per il generoso contributo offerto alle operazioni di soccorso sviluppate dalle unità della Croce Rossa Italiana in favore delle popolazioni colpite dall’alluvione del novembre 1994” (Roma, dicembre 1995).

Il 32° carri oggi

         L’organico del 32° Reggimento carri, ancora dislocato nella sede di Tauriano di Spilimbergo, rimane oggi sostanzialmente invariato, eccezion fatta per la riduzione dell’organico del 3° battaglione passato da cinque a quattro compagnie carri i cui nomi si rifanno ai fasti storici dell’unità:

1^ Compagnia carri “Leoni di Bardia”;

2^ Compagnia carri “El Mechili”;

3^ Compagnia carri “Beda Fomm”;

4^ Compagnia carri “Tobruk”.

5^ Compagnia carri “Ghemines” (soppressa).

La Compagnia Comando e Supporto Logistico è invece denominata “Bardia”.

DEve essere ricordato che, come si è visto, il III carri M 13/40, cui sono fatte risalire le tradizioni dell’odierno 3° Battaglione carri “M.O. Galas”, derivava dalla trasformazione del CCCXXIII btg., originato a sua volta dalla ridenominazione del V/4° che era già stato il I btg. FIAT 3000 del Reggimento Carri Armati (1927). L’odierno 3° Battaglione carri “M.O. Galas” può dunque vantarsi d’essere il più antico dei battaglioni carri dell’Esercito Italiano, più antico dello stesso 32° Reggimento carri.

Tuttavia le novità sono molte: il reggimento è oggi interamente alimentato da personale volontario sia maschile che femminile. Dal 1995 il reggimento ha partecipato alle operazioni svolte dall’Esercito Italiano nella penisola Balcanica.

In particolare dal 1998 ha partecipato regolarmente con i propri reparti e con il Comando alle turnazioni in Kosovo per l’operazione “Joint Guardian” nel cui ambito è stata per tre volte responsabile dell’attivazione della  Task Force “Sauro” dislocata a Decane. In tale veste, al termine del terzo mandato in Kosovo, in concomitanza della chiusura della menzionata Task Force, avvenuta il 4 agosto 2003, il Comandante della Forza NATO in Kosovo (KFOR), Tenente Generale Fabio MINI, ha concesso un Encomio Collettivo al 32° Reggimento carri con la seguente motivazione:

“Per aver contribuito in maniera determinante alle operazioni svoltesi in terra kosovara, rendendo così onore alle Forze multinazionali ivi operanti, all’Italia ed al 32° Reggimento Carri. “

In concomitanza all’assegnazione del personale di truppa volontario, da principio esclusivamente maschile ed in seguito anche femminile, di entrambe le categorie “in Servizio Permanente” ed “in Ferma Breve”, il 32° reggimento carri ha sostituito i carri Leopard A1 con i più moderni carri C1 Ariete e, nell’impossibilità di effettuare attività a fuoco nelle tradizionali aree addestrative del Cellina-Meduna ha iniziato a svolgere con regolarità esercitazioni nei poligoni di tiro ubicati all’estero utilizzati dall’Esercito Italiano (Ungheria, Polonia, Ucraina, Egitto, ecc.).

Il 4 ottobre 2003, infine, il Consiglio Comunale della città di Spilimbergo nel cui territorio il 32° carri è ininterrottamente insediato dal 1968, ha conferito al Reggimento la Cittadinanza Onoraria.