UNA  AMARA PAGINA DI GLORIA PER IL 32° REGGIMENTO CARRI

(contributo di Andrea REBORA)

Ricordiamo che 71 anni or sono, esattamente il 17 aprile 1941, sette carri L 3 e quattro M 13 del 32° carristi, attaccarono il caposaldo di Ras El Medauaar, nei pressi di Tobruk. Furono pertanto messi insieme quattro M 13 e sette L 3, con 11 Ufficiali volontari, uno per ciascun carro.

Il comando di questo nucleo di arditi era stato affidato al Ten. D’Ambra, ai cui ordini si trovavano i Tenenti Bulgarelli, Mazzuccato, Montanari e Pileri ed i Sottotenenti Gallo, Girardi, Govoni, Morandi, Ostellino e Pertusi.

Il Sottotenente Gallo avrebbe preso parte all’assalto indossando il pigiama, mentre il Tenente Bulgarelli si sarebbe preso gioco del nemico erigendo sul proprio corazzato l’insegna di un paio di mutande da donna.

Tutti gli L 3 furono colpiti ed immobilizzati e soltanto gli M 13 con i loro cannoni poterono tenere a bada gli avversari che continuavano a bersagliarli per alcune ore. Soltanto quando calò l’oscurità, gli uomini dell’Ariete, molti dei quali feriti, poterono rientrare a piedi dietro le proprie linee protetti dai carri medi superstiti con la torretta puntata in posizione di ritirata.

Per gli sfortunati equipaggi che non riuscirono a ripiegare, la fine fu atroce: chiusi dentro lo scafo del loro piccolo corazzato, con le carni squarciate e prigioniere delle lamiere contorte, avvolti dal fuoco distruttore, morirono in un’atroce agonia. I loro cadaveri carbonizzati furono trovati durante l’offensiva scagliata il successivo 30 aprile.

undici ufficiali
volontari, uno per ciascun carro. Il comando di questo nucleo di arditi era stato affidato al tenente D’Ambra, ai cui ordini si trovavano i tenenti Bulgarelli, Mazzuccato, Montanari e Pileri ed i sottotenenti Gallo, Girardi, Govoni, Morandi, Ostellino e Pertusi. Il sottotenente Gallo avrebbe preso parte all’assalto indossando il pigiama mentre il tenente Bulgarelli si sarebbe preso gioco del nemico erigendo sul proprio corazzato l’insegna di un paio di mutandine da donna. Tutti gli L 3 furono colpiti ed immobilizzati e soltanto gli M 13 con i loro cannoni poterono tenere a bada gli avversari che continuarono a bersagliarli per alcune ore. Soltanto quando calò l’oscurità gli uomini dell’Ariete, molti dei quali feriti, poterono rientrare a piedi dietro le proprie linee protetti dai carri medi superstiti con la torretta puntata in posizione di ritirata. Per gli sfortunati equipaggi che non riuscirono a ripiegare la fine fu atroce: chiusi dentro lo scafo del loro piccolo corazzato, con le carni squarciate e prigioniere delle lamiere contorte, avvolti dal fuoco distruttore, morirono in un’atroce agonia. I loro cadaveri carbonizzati furono ritrovati durante l’offensiva scagliata il successivo 30 aprile.undici ufficiali
volontari, uno per ciascun carro. Il comando di questo nucleo di arditi era stato affidato al tenente D’Ambra, ai cui ordini si trovavano i tenenti Bulgarelli, Mazzuccato, Montanari e Pileri ed i sottotenenti Gallo, Girardi, Govoni, Morandi, Ostellino e Pertusi
undici ufficialiundici ufficiali
volontari, uno per ciascun carro. Il comando di questo nucleo di arditi era stato affidato al tenente D’Ambra, ai cui ordini si trovavano i tenenti Bulgarelli, Mazzuccato, Montanari e Pileri ed i sottotenenti Gallo, Girardi, Govoni, Morandi, Ostellino e Pertusiundici ufficiali