CONFERENZA
DEL COL PARRI
(Trieste
– Circolo Ufficiali – 10 maggio 2012)
L’evoluzione organica della
componente blindo-corazzata dell’Esercito Italiano
dalle origini al ridimensionamento del secondo Dopoguerra
(riproduciamo qui di seguito le lastrine della
conferenza).
|
1.Prodromi pre-bellici •
Impiego
estemporaneo dei primi 2 rudimentali autocarri
armati e protetti (Guerra Italo-Turca 1911-1912); •
6 maggio 1915
finalizzazione ordine delle prime 20 autoblindate
all’Ansaldo di Genova; •
Istruzione
equipaggi (20 ufficiali e 60 volontari varie armi,
20 conduttori e 20 meccanici) affidate a 1° Rgt. Artiglieria da fortezza
(Genova); •
5 squadriglie
per un totale di 36 ufficiali e 399 truppa. |
2.Impiego Bellico 1^ G.M. •
La prima
autoblinda entra in servizio col VII C.A. nel
settore di Monfalcone e poi altre squadriglie assegnate a livello Armata e
impiegate con compiti di retrovia/ retroguardia; •
Citazione nel
bollettino 9 dicembre 1917 del C.do Supremo (7^
squadriglia); •
Addestramento
affidato al 1° Rgt. Artiglieria da fortezza fino al 1918
|
3. La comparsa dei Tanks •
Impiego primi 49 carri sul fronte francese (offensiva britannica sulla Somme, set.
1916); •
Primi 1917, invio su ordine
del Ministro della Guerra del Cap. A. Alfredo BENNICELLI
nelle Fiandre per visionare i primi esemplari di carri armati impiegati dagli
Eserciti di Francia ed Inghilterra; •
Inizi 1917 prestito dalla
Francia di un esemplare di carro Schneider per sperimentarne capacità sul fronte
italiano (Tricesimo), sotto la direzione del Cap.
Bennicelli. La Francia però non concede altri carri per approfondimento
prove. L’Esercito Italiano iniziò comunque ad interessarsi della nuova macchina da guerra con molta cautela
giacché l’introduzione dei rivoluzionari e costosissimi mezzi bellici avrebbe
richiesto un addestramento specifico di Quadri e truppa e la disponibilità di
specialisti per la logistica che allora erano del tutto mancanti. Tutto ciò implicava, inoltre, la
disponibilità di ingenti risorse finanziarie cui
nessun’altra componente era disposta a rinunciare per un’incognita ancora
tutta da valutare. Del resto, anche
qui da noi mancava una precisa idea di come impiegare i carri armati in combattimento
ed esisteva tra i gradi più elevati una diffusa diffidenza circa le reali
possibilità del carro armato d’affermarsi sul campo di battaglia. |
3. Primo Tank Italiano •
1918 FIAT
progetta e realizza in proprio due esemplari di carro Fiat 2000.
•
pesante circa 40 t. con un motore d’aviazione da 600 HP,
velocità max 6 km/h, equipaggio di ben
10 uomini! •
sette mitragliatrici e da un cannone da 65 mm
installato, per la prima volta al mondo, in una torretta girevole capace di
brandeggiare sull’intero giro d’orizzonte. •
disegnato e costruito a tempo di record entro estate 1918 e
sulla sola scorta delle notizie giornalistiche pervenute sui carri d’assalto
inglesi e di qualche loro nebulosa fotografia. |
FIAT 2000 |
4. Fine della Guerra •
4 novembre 1918,
la conclusione della guerra “impedisce” all’Italia di sperimentare sul campo
di battaglia la nuova arma. •
Tuttavia, alla
fine della guerra la flotta blindo corazzata
dell’Esercito era costituita da qualche centinaio di Autoblinde e 7 carri
armati: 2 Fiat 2000, 1 carro Schneider e 4 carri Renault
F.T. 17. |
5. Primo Ente Organico •
Nel 1918 questo
“embrionale” parco carri fu riunito nel primo
ente addestrativo per l’impiego dei carri armati: la “Scuola carri
d’assalto” istituita presso la “Sezione speciale per l’istruzione
sui trattori cingolati” del “Reparto di Marcia Trattrici d’Artiglieria”
di Verona. •
I 200 militari
di truppa che lo costituivano, tutti sceltissimi volontari provenienti da tutte
le Armi o Specialità del nostro Esercito, vennero
concentrati a Tombetta di Verona, presso l’ex conceria “Rossi”. |
6. Prima evoluzione Organica •
Trasformazione
della Scuola sin
“Reparto Speciale di marcia carri d’Assalto” (Cte il Magg. CORSALE), sempre in VERONA. •
Tale reparto
continuava ad essere ancora composto interamente da
personale volontario reclutato tra tutte le Armi dell’Esercito. •
Provvisoriamente
posto alle dipendenze della “Sezione Auto dell’Intendenza Generale”
ente militare presso cui era disponibile personale
con le cognizioni tecniche necessarie alla gestione/impiego dei mezzi
meccanizzati cingolati in qualche modo
assimilabili ai carri armati. |
7. La 1^ Btr
autonoma Carri d’assalto •
Torino,
dicembre 1918 si costituisce presso l’arsenale il primo vero e proprio
reparto organico di carri armati: 1a Batteria
Autonoma Carri d’Assalto; •
2 sezioni di 4 carri ciascuna (un Fiat 2000 e tre Renault
F.T. 17). Ogni sezione disponeva di 2 Ufficiali e 17 tra SU e truppa; •
al comando di
un Capitano (Bennicelli?) la batteria era composta ancora interamente da
personale volontario. •
febbraio del
1919, la I sezione carri d’assalto fu inviata, con il Fiat
2000 e 2 carri Renault F.T. 17 , in
Tripolitania per un breve ciclo operativo contro i ribelli arabi. |
8. Impiego operativo |
9. Studi ed Esperienze, 1919 Nella foto, il primno a sinistra è il
Cap. Bennicelli |
10. In Artiglieria •
Maggio 1919
dopo il rientro in Patria della I sezione (a meno del Fiat 2000 che
rimase a Tripoli), la 1^ Batteria autonoma
carri d’assalto è destinata a Nettuno presso la Scuola centrale di
Artiglieria, dove si concentrano tutti i carri allora in dotazione
all’Esercito. Qui si costituisce la “Scuola
di condotta carri d’assalto” alle dipendenze della Direzione
Generale di Artiglieria. •
In seguito, la 1^ Batteria fu portata nella Capitale e
inizialmente accantonata presso la caserma del 1° Reggimento Granatieri, poi
trasferita nella Caserma del Castro Pretorio e posta alle dipendenze
amministrative del 13° Rgt. Artiglieria da Campagna . •
Nel settembre del
1919, la Batteria fu raggiunta dal carro Schneider che fino a quel
momento era stato lasciato all’autoparco di Verona, traccia del primo
passaggio dei Carristi nella città scaligera; (Il carro Schneider ricevuto dall’Italia rimase “cimelio”
del Reggimento Carri Armati costituitosi a Roma nel 1927 e lo seguì a Bologna
quando il Reggimento capostipite lì si trasferì. Dopo la II
guerra mondiale se ne persero le tracce). |
11. In Fanteria •
emanazione del Regio Decreto n. 2149 (21 nov. 1919), segna
l’assegnazione della “Specialità carri armati” all’Arma di Fanteria. •
Nel dicembre
1919, la 1^ Batteria autonoma carri d’Assalto
viene perciò ribattezzata “Compagnia Autonoma Carri Armati” e
subito dopo “Compagnia Carri Armati” (... la perdita
dell’aggettivo “autonomo” fu un cattivo presagio...) •
Si distacca dal 13° Rgt. A. e
dalla caserma del Castro Pretorio si trasferisce nei baraccamenti di Roma San
Lorenzo. |
12. 1920 •
Nel giugno
1920, la Fiat appronta il primo esemplare di carro Fiat 3000 mod 21 (rielaborazione del francese Renault
F.T. 17) •
Costituizione del “Gruppo
carri Armati” dotato di carri Fiat 3000 e
ordinato in tre Squadriglie •
Nel 1921 non si
era ancora provveduto a stilare un ordinamento dei
carri armati inquadrati nell’Esercito, ma si era ribadito che la “specialità
carri armati” fosse una Specialità dell’Arma di Fanteria. Tuttavia,
l’addestramento rimaneva ancora nella sfera di competenza dell’Arma di
Artiglieria (e la denominazione organica ricordava questa
origine artiglieresca). Nessun progresso si registrava
invece circa i criteri d’impiego dei reparti carri armati. Benché già inserito nell’Arma di
Fanteria, la denominazione “gruppo” era di chiara origine artiglieresca
dati i trascorsi dei primi Carristi nell’Arma “dotta”. L’ordinamento in “squadriglie”,
di chiara derivazione aeronautica, era stata mutuata
invece dall’ordinamento dei reparti autoblindo e rimase in auge sino al
momento della costituzione del Reggimento carri armati che, benché nuovamente
svincolato dalla Fanteria, fu articolato - come vedremo - in battaglioni come
i reggimenti di quest’Arma. |
13. REPARTO CARRI ARMATI •
Roma, 23
gennaio 1923 inizia
la costituzione del “Reparto Carri Armati” su 2 gruppi (25 carri
ciascuno) accasermati al Forte di Pietralata. •
Compiti
del Reparto C.A.: formazione, addestramento e mobilitazione
delle unità c.a. e organo di studio sperimentale della nuova specialità. La responsabilità di tali studi rimaneva comunque di
competenza della Direzione Superiore del Servizio tecnico dell’Arma di
Artiglieria. •
Gli
ufficiali del Reparto Carri Armati erano stati tratti da tutte le Armi
dell’Esercito. Il ruolino del 1923 è conservato presso il Museo del 132°
Reggimento carri…. •
Fino al 16
luglio 1923 i 265 Carristi di truppa in forza al Reparto Carri Armati,
dal punto di vista amministrativo, rimasero comunque effettivi al 13°
Reggimento di Artiglieria da Campagna. •
9 giugno 1924
trasferimento del Reparto al Forte Tiburtino (ancor oggi, nei pressi
dell’antico sito del Forte Tiburtino esiste via “dei carri armati”) •
1°
dicembre 1924 avvio del 1° Corso per Ufficiali Carristi. |
Roma, Forte di Pietralata, 1923-1924 Il primo
Comandante del Reparto Carri Armati fu il Colonnello di Fanteria
Noè GRASSI che rimase in carica fino all’11 marzo 1924. Il
suo successore fu il Colonnello di Artiglieria Enrico MALTESE. Fu quest’ultimo a coniare il termine “Carristi”
e per questo motivo fu soprannominato il “papà dei Carristi”. Questi
due Ufficiali furono entrambi i primi dotti teorizzatori dell’impiego
tecnico-tattico della nuova arma. In particolare, il Colonnello Maltese fu il
primo curatore del lemma “Carro Armato” per l’Enciclopedia Italiana. |
I QUADRI Dal
ruolino 1923 degli Ufficiali in forza al Reparto Carri Armati, conservato
nella sala cimeli del 132° Reggimento carri nella sua attuale base di
Cordenons, si desume che, su una forza di 67
Ufficiali, 44 appartenevano all’Arma di Fanteria; 12 a quella di Artiglieria;
5 erano Ufficiali medici, 5 erano quelli di Amministrazione ed 1 soltanto
proveniva dall’Arma di Cavalleria (Cap. Giuseppe Gambarotta,
del Reggimento “Nizza Cavalleria”). |
VERSO IL REGGIMENTO C.A •
Con la legge n.
396 dell’11 marzo 1926, si costituiva ufficialmente, in seno all’Arma di
Fanteria, la specialità “carri armati” per la cui formazione si
continuavano ad attingere Ufficiali dai ruoli di
tutte le altre Armi e Corpi dell’Esercito. •
Il Reparto
Carri Armati diventò così “Centro di Formazione Carri Armati”
sempre ordinato su I e II gruppo d’istruzione.
•
Situazione
invariata fino all’ottobre 1927. |
IL REGGIMENTO CARRI ARMATI (Roma, 1
ottobre 1927) Il 1° ottobre 1927, il Centro
di Formazione Carri Armati si trasforma in “Reggimento Carri Armati”.
Prima unità carrista con rango
reggimentale, il Reggimento Carri Armati è considerato l’unità “Capostipite”
della specialità. Il Comando del reggimento ha la sua
prima sede in Roma, nel Forte Tiburtino, e da esso dipendevano, oltre al
Deposito, ben 5 battaglioni carri armati,
ognuno ordinato su due compagnie ciascuna su nove “complessi carro”
Fiat 3000. Il primo Comandante del Reggimento
Carri Armati fu il Colonnello Giuseppe MIGLIO al quale, il
31 ottobre 1933, subentrò il Colonnello Edoardo QUARRA. Il Reggimento Carri Armati non
fu inserito nell’ordinamento di alcuna delle Armi dell’Esercito
e la specialità “Carri Armati” fu inizialmente autonoma come lo è oggi
l’Aviazione dell’Esercito, ciononostante, la mostreggiatura rimase quella
della Fanteria “fuori corpo”. Nel 1928, tre dei cinque battaglioni
carri vennero distaccati rispettivamente a Bologna,
a Udine e a Codroipo. Nel 1929 il battaglione di Codroipo venne trasferito a Bassano del Grappa. Nel marzo del 1929 il Reggimento
Carri Armati formò
quattro squadriglie autoblindo Lancia-Ansaldo 1ZM, numerate
progressivamente da 1 a 4, da assegnare ciascuna ad un battaglione carri
armati (uno dei battaglioni ne era quindi escluso). Nel 1931 il Comando del Reggimento
Carri Armati fu trasferito da Roma a Bologna ed
a maggio dello stesso anno le quattro squadriglie autoblindo vennero riunite
nel “Gruppo Autoblindo” che fu stanziato a Codroipo. Due mesi più tardi due delle quattro
Squadriglie del gruppo autoblindo di Codroipo furono soppresse e sostituite da due “Compagnie carri
veloci CV 29” Carden Loyd dei
quali si erano intanto acquistati 25
esemplari. Il gruppo autoblindo divenne in seguito battaglione, su due
compagnie autoblindo e due compagnie carri veloci, e fu affidato al comando
del Tenente Colonnello Valentino BABINI (O.M.I.
e M.A.V.M.), un nome illustre nella storia dei Carristi di cui avremo
occasione di riparlare ancora nelle pagine che seguiranno. Le due compagnie carri veloci 29 del battaglione di Codroipo effettuarono sui greti del
Tagliamento e nelle campagne friulane, già teatro di tanti combattimenti
della I Guerra Mondiale, le prime esperienze pratiche di cooperazione dei
carri con la Fanteria (Bersaglieri) e con i reparti a cavallo. Tali
esperienze porteranno poi alla creazione delle Divisioni Celeri. |
REGGIMENTO CARRI ARMATI 1° ottobre 1927, il Centro di Formazione Carri Armati si trasforma in “Reggimento Carri Armati” da esso dipendevano 5 battaglioni c.a., ognuno
ordinato su 2 compagnie ciascuna su 9 “complessi carro” Fiat
3000. •
Il primo
Comandante del Reggimento Carri Armati fu il Colonnello Giuseppe
MIGLIO al quale, il 31 ottobre 1933, subentrò il Colonnello
Edoardo QUARRA. •
Il Reggimento
non fu inserito nell’ordinamento di alcuna Arma dell’Esercito e la
specialità “Carri Armati” fu inizialmente autonoma come lo è oggi
l’Aviazione dell’Esercito; •
Nel 1928, 3 suoi battaglioni sono distaccati rispettivamente a
Bologna, a Udine e a Codroipo. |
IL REGGIMENTO CARRI ARMATI (Roma,
1924) Il Reggimento Carri Armati,
comunque, non fu mai un’unità operativa; esso svolse e continuò a svolgere le
funzioni essenzialmente tecnico-logistiche e tecnico-addestrative precedentemente affidate al preesistente Reparto Carri
Armati. Per l’impiego operativo e per l’addestramento tattico i suoi
cinque battaglioni carri armati erano destinati, infatti, ad altrettanti
Corpi d’Armata. Tuttavia, per circa un decennio, il Reggimento Carri
Armati svolse un’alacre, silenziosa ed
importantissima, anche se non sempre compresa, attività di formazione anche a
favore dei Quadri di tutte le Armi dell’Esercito – inclusa naturalmente
l’Arma di Cavalleria - volta a creare i presupposti indispensabili per la
successiva opera di completa meccanizzazione dell’Esercito, opera che si
avvierà pienamente soltanto nel decennio successivo. |
IL REGGIMENTO CARRI ARMATI •
1929 il
battaglione di Codroipo venne trasferito a Bassano
del Grappa. •
Nel marzo del
1929 il Reggimento Carri Armati forma 4 squadriglie autoblindo
Lancia-Ansaldo 1ZM •
1931 il Comando
del Reggimento Carri Armati fu trasferito da Roma a Bologna ed a maggio dello stesso anno le quattro squadriglie
autoblindo sono riunite nel “Gruppo Autoblindo” accasermato a
Codroipo. |
IL REGGIMENTO CARRI ARMATI |
IL REGGIMENTO CARRI ARMATI •
Due mesi più
tardi due delle quattro Squadriglie del gruppo autoblindo sono soppresse e sostituite da due “Compagnie carri
veloci CV 29” (Carden Loyd)
dei quali si erano intanto acquistati 25
esemplari. •
Il gruppo
autoblindo diviene in seguito battaglione (2 cp.
autoblindo e 2 cp. carri veloci); Le due compagnie carri veloci 29 del battaglione di Codroipo effettuano sui greti del
Tagliamento e nelle campagne friulane le prime esperienze pratiche di
cooperazione dei carri con la Fanteria (Bersaglieri) e con i reparti a
cavallo. Tali esperienze porteranno poi alla creazione delle Divisioni
Celeri. |
Meccanizzazione della Cavalleria •
Valendosi dei
propri Quadri formati presso il Reggimento c.a. anche l’Arma
di Cavalleria inizia a dotarsi parzialmente di carri armati. •
27 ottobre 1933
avvio sperimentale della meccanizzazione della Cavalleria con uno dei due gruppi del Reggimento “Cavalleggeri Guide”
(19°) di Parma, (Comandante il Colonnello Gervasio
BITOSSI futuro comandante della Divisione
Corazzata “Littorio” in Africa Settentrionale). •
Ritardo di
almeno 14 anni di ritardo rispetto alle esperienze
che portarono alla creazione della specialità Carristi e comunque beneficiando
della formazione impartita ai suoi Quadri dal Reggimento Carri Armati. (il 3° Rgt. carristi avrà un ruolo importante anche
nel passaggio dal carro al cavallo del Reggimento “Lancieri di Vittorio
Emanuele II” che, nel 1943, alla vigilia dell’armistizio,
sarà finalmente convertito in Reggimento di cavalleria corazzata). |
Il Reggimento Scuola Carri Veloci •
nel 1934 si procede alla completa trasformazione del Reggimento
“Cavalleggeri Guide” che si articola su un gruppo a cavallo e tre gruppi
carri veloci ognuno su due squadroni di 13 carri ciascuno. •
ente scolastico che si affianca al Reggimento Carri
Armati. •
Da quel
momento: “carri veloci” per la Cavalleria e “carri d’assalto”
per la Fanteria. A partire dal 1932, il Reggimento Carri Armati iniziò
quindi ad addestrare all’impiego dei mezzi corazzati alcuni Quadri dell’Arma
di Cavalleria avvalendosi principalmente del proprio battaglione carri
veloci di Codroipo. Tale battaglione fu poi trasformato in “gruppo
carri veloci” e trasferito a Palmanova, ma anche con la nuova
denominazione, il reparto carri veloci rimase sempre alle dipendenze
organiche del Reggimento Carri Armati sino alla data del suo scioglimento,
nel giugno 1935(). () Alcuni
autori affermano che la Cavalleria ricevette i “carri veloci” per prima. In
realtà, come si è visto, i primi ad entrare in
servizio (cv 29) furono tutti assegnati al Reggimento Carri Armati almeno
sino al 20 giugno 1935. Anche i nuovi (cv 33, poi
chiamati L 3) furono assegnati prima al Reggimento Carri Armati e solo in
seguito al Reggimento “Guide”. Al Reggimento Guide va peraltro riconosciuto il
primato di aver inviato all’estero un proprio plotone carri (missione nella
Saar) il che è forse comprensibile data la natura non operativa del
Reggimento Carri Armati. |
Africa Orientale e Spagna •
Assorbono la
concentrazione e le risorse •
Battesimo del
fuoco dei battaglioni (con carri e autoblindo) •
Esaltano la
guerra meccanizzata mettono in evidenza i limiti
tecnici dei carri leggeri •
Costringono a una
battuta d’arresto nello sviluppo della componente
blindo-corazzata dell’Esercito •
Mettono a dura
prova le capacità di mobilitazione e formazione del Reggimento C.A. |
I Reggimenti Carristi •
15 settembre
1936 viene sciolto il Reggimento Carri Armati
le cui funzioni furono ripartite fra 4
nuovi reggimenti di “fanteria carrista” ; •
Reggimento “Cavalleggeri Guide” cessa di svolgere le
attività scolastiche di stampo carrista per riassumere la configurazione di
normale unità “a cavallo”. Come il Reggimento Capostipite, i nuovi
quattro reggimenti non erano ancora unità d’impiego. Del Reggimento Carri
Armati conservavano, oltre al motto, i compiti tecnico-addestrativi, logistico-amministrativi e disciplinari nei confronti dei
battaglioni dipendenti che, per l’impiego, erano invece assegnati a diversi
Comandi di Corpo d’Armata territoriali, dislocati in sedi sparse in tutta
Italia e spesso molto distanti da quella del reggimento da cui dipendevano
organicamente. I quattro Reggimenti Cadetti sorsero dunque contemporaneamente,
per trasformazione di altrettanti comandi di battaglione del Reggimento
Capostipite. Presso ciascuno di essi furono
inoltre formati un “Centro di istruzione carrista” ed una
officina per il mantenimento dei materiali in dotazione ai battaglioni
dipendenti. PER LA CAVALLERIA …. Si ebbero, preesistenti dal
1934 i seguenti 12 gruppi: I “San Giusto” (Yugoslavia), II “San Marco” (Francia), III
“San Giorgio” (Yugoslavia e Russia); dal 1941: II
“Guide” (Albania), III “Piemonte Reale”
(Croazia e Montenegro, Francia), III “Nizza”
(su autoblindo AB41 – Africa Settentrionale); dal 1942: III “Novara” (Africa Settentrionale), III “Monferrato” (su autoblindo AB 41 – Africa
Settentrionale), IV “Monferrato” (Albania), III e IV “Alessandria”
(Balcani); XIII “Alessandria” (Russia). () Il
Reggimento “Lancieri di Vittorio Emanuele II”
(10°) inquadrato prima nella 2^ divisione celere “Emanuele Filiberto Testa
di ferro” come reparto a cavallo, dal gennaio 1942 iniziò un periodo addestrativo
per trasformarsi in Reggimento corazzato per una futura divisione corazzata
(134^) ancora non definita. |
Le Grandi Unità corazzate •
15 luglio 1937
costituzione della I e II Brigata corazzata destinate ad inquadrare due nuovi reggimenti di fanteria
carrista (31° e 32°) che, a differenza dei primi, dovevano essere vere e
proprie unità di manovra. |
|
Le Divisioni Corazzate •
1° febbraio
1939 dalla trasformazione organica della II Brigata
Corazzata, che aveva sede a Milano, ha origine la Divisione Corazzata
“Ariete” (132^) con il 32° Rgt. Cr.; •
20 aprile 1939
la I Brigata Corazzata, con sede a Siena, origina la Divisione
Corazzata “Centauro” (131^) con il 31° Rgt. Cr.; •
Sempre nel
1939, a Parma, si forma la Divisione Corazzata “Littorio” (133^)
con il 33° Rgt. Cr. •
28
luglio 1939, entrano in linea i primi 96 carri M
11/39 che vanno a equiapggiare i primi due
battaglioni carri medi (il I
battaglione carri M con sede a Verona ed il II
battaglione carri M con sede a Vicenza) formati trasformando il I e II battaglione carri di rottura del 32° Reggimento
Carristi. •
26 ottobre
1939, a causa dei numerosi difetti riscontrati sui carri M 11/39, si
decise di optare per gli M 13/40 con i quali,
nel corso della guerra, si provvide ad equipaggiare ben ventuno battaglioni
carri M. |
|
Entrata in Guerra •
All’entrata in
guerra la componente corazzata dell’Esercito
Italiano era costituita, dal punto di vista organico, da 7 Rgt. fanteria
carrista di cui, però, solo 3 indivisionati. La quasi totalità dei battaglioni
esistenti erano ancora equipaggiati con i piccoli L3 e la
distribuzione dei nuovi carri M era appena iniziata. •
Carente
l’elaborazione della dottrina d’impiego e l’addestramento alla manovra delle
unità corazzate •
All’impreparazione
si cercò di rimediare con provvedimenti d’urgenza e con criteri frammentari. Fu così che dal primo dei due battaglioni
carri M 11/39 fu tratta una compagnia speciale su 24 carri da inviare in Africa Orientale, mentre i due battaglioni
carri M 11/39 furono posti alle dipendenze del 4° Reggimento
carristi e con questo inviati in Africa Settentrionale nell’estate del
1940. Con i primi lotti di carri M 13/40 “sfornati”
dall’Ansaldo di Genova nell’ottobre 1940 fu riequipaggiato il III battaglione le cui due compagnie carri
passarono tout-court dai Fiat 3000 ai nuovi carri M 13/40
con i quali il battaglione fu immediatamente inviato a combattere in Africa
Settentrionale insieme al V battaglione costituitosi poco dopo ex novo.
Anche al IV,
approntato per l’Africa ma subito dirottato per l’Albania, non toccò una
sorte diversa. Da quel momento ebbe inizio a ritmo sempre più incalzante la
mobilitazione dei battaglioni carri M e nel giro di un triennio scarso
ne furono costituiti ben ventuno. |
|
Reggimenti Carri Medi •
Gli esiti dei
primi scontri, e gli ammaestramenti che derivarono dall’impiego dell’Ariete
in Africa Settentrionale, rafforzarono la convinzione della necessità di disporre di reggimenti interamente equipaggiati di carri
medi. •
Fu così che in
seno al Ministero della Guerra maturò la decisione di costituire tre nuovi
reggimenti (131, 132, 133) da assegnare a ciascuna delle tre divisioni
corazzate. |
132° Reggimento carristi Elnet Lasga, 1 settembre 1941 |
131° Reggimento carristi Sicilia, luglio 1943 |
Arma di Cavalleria •
a
partire dal gennaio 1942, quando
ormai la guerra aveva già distrutto ben 5 dei 9 reggimenti carri e non meno
di una trentina di battaglioni carri di vario tipo, il 3° Reggimento Carristi di Bologna
ebbe l’incarico di curare la trasformazione in “corazzato” del Reggimento
“Lancieri di Vittorio Emanuele II” (10°) che,
fino a quella data, a meno di un suo gruppo, era rimasto ancora “a cavallo”.
•
Tale reggimento,
il cui Deposito,era anch’esso a Bologna, sarebbe
diventato uno dei soli 3 reggimenti che l’Arma di Cavalleria fu in grado di
meccanizzare interamente, con l’intento di impiegarli unitariamente; •
Nel febbraio
1942 fu meccanizzato anche il Reggimento “Cavalleggeri di Lodi” (15°),
seguito nel luglio successivo dal Reggimento “Lancieri di Montebello” (8°). A
differenza del Reggimento di Bologna, la loro fisionomia organica era di
raggruppamento esplorante corazzato (R.E.Co), su 2
gruppi, analogo a quello del 18° R.E.Co.
Bersaglieri. •
“Lodi” fu perso nelle ultime fasi della guerra in Tunisia,
“Montebello” si distinse, insieme al 4° Rgt. Carristi, nella difesa della
Capitale nel settembre 1943 ove anche il 18° R.E.Co.
Bersaglieri fu parzialmente coinvolto. |
Il sogno dell’Arma corazzata Un cenno merita anche la 10^ Compagnia Allievi Ufficiali carristi
dell’83° Corso “REX” (1940-42) dell’Accademia di Fanteria e Cavalleria di
Modena poichè in tale compagnia, al comando del Capitano Adriano
EMANUELE, furono riuniti tutti gli allievi assegnati, su base
volontaria e già dal primo giorno di corso, alla Specialità Carristi in vista
della costituzione, poi mai andata in porto, dell’Arma Corazzata. I 120()
Allievi Ufficiali della compagnia erano suddivisi in tre plotoni rispettivamente al comando del Tenenti
di fanteria Mario CIPPITELLI e Clodomiro
PETRECCHI e del Tenente carrista
Giovanni SLAVIERO. La durata del corso degli allievi
ufficiali carristi della 10^ compagnia dell’83° corso “REX” fu di circa un anno più
lungo rispetto ai corsi dei colleghi delle Armi di Fanteria e Cavalleria. Era, anche questo, un segno evidente
dell’impulso che si voleva finalmente, ma tardivamente, dare allo sviluppo
della componente corazzata del nostro esercito. Fu
la prima e l’unica volta in cui ciò avvenne e l’eccezionalità del
provvedimento fu stigmatizzata dall’allora Ispettore
delle Truppe Corazzate e Motorizzate che, all’inizio del corso, indirizzò
agli allievi della 10^ Compagnia un discorso in cui li informava che essi
sarebbero stati il primo nucleo di Ufficiali della costituenda Arma
Corazzata. Della 10^ Compagnia faceva parte anche la M.O.V.M.
Tenente Vincenzo FIORITTO
caduto nei combattimenti per la difesa di Roma del settembre 1943. Degno di nota il fatto che un gruppo
di almeno 3 ufficiali di questa compagnia fu inviato
nel 1943 in Germania per seguire un corso di addestramento sui carri Tigre di
prevista acquisizione da parte dell’Esercito Italiano. Il gruppo fu però
sorpreso dagli eventi dell’8 settembre 1943 e internato dai tedeschi. Il numero degli Allievi
Ufficiali della 10^ Compagnia dell’ 83° Corso “REX”,
120 tutti – come detto nel testo – volontari predestinati alla specialità
Carristi, è un dato notevole che ben testimonia il peso della specialità in
seno all’Esercito in guerra e tale dato assume ancora più valore se
rapportato al numero degli Allievi Ufficiali destinati all’Arma di
Cavalleria, tutti riuniti nell’unico squadrone Allievi Ufficiali di cavalleria
del corso che contava soltanto 25 allievi sul totale dei 771 Allievi
Ufficiali dell’83° “REX” che sfornò 7 carabinieri, 543 fanti (di cui 120
carristi), 27 automobilisti, 32 commissari, 88 amministratori, 34 sussistenti
e che ebbe 14 allievi stranieri. |
I Battaglioni semoventi dimenticati |
La rinascita del 132°
Reggimento carri (Pordenone, luglio 1949) |
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FINE |