Incominciamo la storia di questa rinascita con la carta di identità di questo veicolo. La sigla va così interpretata: la M sta per carro medio, 15 sono le tonnellate cioè il peso del carro e infine 42 è l’anno di costruzione. La parte meccanica fu realizzata dalla (SPA) ovvero Società Ligure-Piemontese Automobili, famosa azienda automobilistica che dal 1926 passò sotto il totale controllo della Fiat, mentre tutte le restanti parti che vanno dallo scafo (parte bassa del carro), alle scudature (parte di carrozzeria rinforzata e protetta), agli allestimenti interni, sono a carico dell’Ansaldo di Genova, industria fondata nel 1853 che ha fatto la storia della meccanica e della metalmeccanica italiana.
L’Ansaldo già intorno al 1860 fu l’arsenale dei garibaldini, nel 1917 divenne la fucina della vittoria nel conflitto mondiale e a cavallo delle due guerre rimase la più importante officina meccanica del nostro paese. I suoi cantieri sfornarono la nave REX e i mitici aeroplani SVA, Savoia-Verduzzo-Ansaldo che compirono l’impresa su Vienna, nonché la maggior parte dei nostri carri leggeri e pesanti.
Il carro armato M15/42 di cui parliamo oggi fu ritrovato privo di tante parti ma completo di scafo. Nel corso di 5 anni di ricerche presso ricambisti di materiale d’epoca, collezionisti e mercatini di robivecchi è stato oggetto di grandi studi e caccia alle parti mancanti.
Ora, sommariamente, veniamo subito alle difficoltà incontrate durante la fase del restauro, eseguito adottando il più possibile una metodologia corretta acquisita con l’esperienza e l’intervento di appassionati.
Dapprima si è proceduto al totale svuotamento dello scafo poi si sono valutati e programmati gli interventi seguendo la filosofia più consona al caso. Nel frattempo si è reso necessario il reperimento della documentazione relativa al mezzo per poter ricercare i particolari originali da recuperare o eventualmente da ricostruire e per organizzare sistematicamente i lavori.
Tutti i pezzi sono stati sabbiati e preparati in antiruggine onde evitare il ripresentarsi dell’ossido; si è bonificata tutta la parte meccanica, dal treno di rotolamento, ai freni, alla trasmissione, concludendo con il cambio. Un evento fortunato ci ha dato la possibilità di trovare e recuperare, presso un anziano collezionista, il suo enorme propulsore a benzina (del tipo SPA 15 TB) di 8 cilindri tutto in alluminio, una vera opera d’arte. Il pezzo era molto disastrato e incompleto ma con calma, in un anno, è stato recuperato, in parte ricostruendolo. Il propulsore pronto per l’avviamento come per un varo è stato lustrato e festeggiato. Nel frattempo parte dei bulloni di tipo speciale sono stati ricostruiti insieme al simulacro del suo cannone da 47/32 di cui purtroppo il carro era sprovvisto.
Unaavolta preparati e bonificati tutti i particolari si è proceduto al montaggio ed il carro ha incominciato a prendere forma. Chiuso lo scafo con tutti gli accessori, eccezion fatta per la torretta, si è proceduto al collaudo di tutta la sua parte meccanica. Sono così iniziati “i primi passi” e il ritorno a nuova vita.
L’M15/42 è stato collaudato con un suo fratello minore un M14/41 dal motore a gasolio che in quel periodo era in fase di restauro presso una ditta molto importante. Sono state fatte parecchie prove per valutare le prestazioni tecniche, e in quelle svariate occasioni di collaudo abbiamo capito come mai l’allora Ministero della guerra decise di potenziare questo tipo di carro. Al collaudo l’M 11/41, nonostante possegga un cambio con riduttore, mostra una notevole carenza di forza motrice che in situazioni di forte pendenza o di ostacoli impegnativi mette il mezzo in difficoltà. In seguito, questa carenza venne risolta con la diversa carburazione (benzina) senza variare l’architettura del motore che rimase di eguale cilindrata, elevando però la potenza a circa 190 cavalli dando vita alla versione M 15/42.
Si è poi ricostruita tutta la camera di combattimento con le sue varie sistemazioni, dalle cassette portamunizioni, all’impianto d’estinzione, all’impianto elettrico (integrandolo come d’origine con il suo generatore “Garelli”), alla verniciatura in bianco ignifugo tutto conforme (nei limiti del possibile) ai dati tecnici di allora. All’esterno si sono ricostruiti i parafanghi, si è provveduto a recuperare il caricamento esterno (tutto originale) comprendente il martinetto di sollevamento (crick) detto “fulmine”, il badile, la gravina (piccone), la leva ferrata (o palanchino), il tendicingolo ed infine i sei canistriesterni per il carburante.
La torretta, restaurata a terra, col suo cannone e i suoi accessori è stata posizionata nella sua sede completando nella sua interezza il carro che così è divenuto davvero imponente.
A questo punto è stato compiuto il collaudo meccanico in assetto definitivo. Ne risulta che le prestazioni sono quelle dichiarate dal costruttore, l’Ansaldo ha fornito dati tecnici inequivocabili e il collaudo si rivela più che soddisfacente.
La parte finale ha riguardato la verniciatura, rigorosamente in giallo sabbia o meglio in kaki sahariano, per ottenere il mezzo proprio come l’Ansaldo lo consegnò all’allora Regio Esercito nel lontano 1942.
E’ impossibile raccontarvi l’emozione, l’entusiasmo e un pò lo stupore alla sua prima uscita in livrea definitiva con tutto il suo caricamento al completo, un tuffo nella storia. E’ stato come rievocare il momento dell’uscita dalla fabbrica con la valutazione del risultato finale da parte dei tecnici, il giudizio dei collaudatori, avendo intorno tanti appassionati in veste di supervisori e giudici. Davvero straordinario.
Informazioni storiche sul carro
Il Carro M15/42 è l’evoluzione del suo predecessore l’M14/41, radicalmente rivisto in alcune sue caratteristiche principali: migliorie all’armamento, corazzatura anteriore aumentata in spessore ed infine sostituzione del tipo di carburazione del motore, da gasolio a benzina, che hanno reso il carro più veloce e più potente.
La parte posteriore fu rivista per ospitare un nuovo motore, più potente, già pronto nella seconda metà del 1942, troppo tardi per essere inviato nello scacchiere nord-africano. Fu costruito in circa 220 esemplari, più una trentina approntati per i tedeschi dopo l’armistizio. Questo esiguo quantitativo nel corso di quei pochi mesi verrà consegnato a tre battaglioni carri di tipo M e ad alcune unità dell’arma di cavalleria. Sarà possibile ritrovarlo ancora in servizio fino alla metà degli anni cinquanta presso alcuni reparti di polizia.
(Articolo di Fabio Temeroli)